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COVID-19, TRA SALUTE PUBBLICA E ABUSO DI PLASTICA MONOUSO | UN NUOVO MONDO POSSIBILE?

  • Giovanna Landi
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Non lo dimenticheremo mai questo 2020, noi che aspettavamo con gioia l’arrivo della primavera per ritrovare i luoghi del cuore, per riabbracciare gli amici in riva al mare e goderci il tepore dei primi raggi di sole.

Mai ci saremmo immaginati che un microrganismo (circa 600 volte più piccolo del diametro di un capello) avrebbe provocato un'emergenza sanitaria globale e avrebbe avuto l’effetto di una valanga sulle nostre vite. Sì, perché il SARS-CoV-2 ci ha obbligati a rivedere le nostre abitudini, a rielaborare i rapporti sociali. Ha pregiudicato la nostra libertà di movimento, ridimensionando i nostri spazi.

Ci ha costretti a temere per la nostra incolumità e quella dei nostri cari. All’improvviso, ci siamo scoperti tutti ugualmente fragili e inermi di fronte a qualcosa di minuscolo e invisibile, ma più grande di noi. Tuttavia, il Covid-19 non è “solo” una malattia infettiva che si è diffusa su scala planetaria, con 3.090.445 casi di contagio confermati nel mondo e 217.769 morti (Ultimi dati OMS, 01 maggio), ma rappresenta il fallimento di un sistema mondiale. È emerso, infatti, che il cambiamento climatico, la distruzione degli ecosistemi, l’avanzare dell’urbanizzazione, la globalizzazione innescano meccanismi che non siamo in grado di controllare.

All’origine di questa nuova patologia si celerebbe il commercio, spesso illegale, di animali selvatici vivi e di loro parti e quello che gli esperti definiscono “salto inter-specie” o “spillover”, cioè il passaggio di un patogeno da una specie selvatica all’altra, fino ad arrivare all’uomo. È, quindi, impensabile che, ad emergenza finita, possiamo riprendere quelle abitudini disfunzionali e quei comportamenti che mettono a rischio non soltanto il nostro pianeta, ma anche la nostra stessa sopravvivenza. La correlazione tra pandemia e dimensione ambientale rende ancora più pressante la necessità di cambiamento, pone dinanzi al singolo e alle nazioni scelte non rinviabili. Siamo tutti chiamati a rivalutare il nostro rapporto con la Natura, ad adottare stili di vita sostenibili e a chiedere, a gran voce, politiche ecologiche concrete. Comprendere gli errori del passato significa agire, nel presente, per salvaguardare il nostro futuro. Non c’è più tempo.

Sono tanti i video, in circolazione sui social, che documentano come, con le città vuote, la natura si stia riprendendo i suoi spazi. Certo, la quarantena ha avuto anche risvolti positivi: aria più pulita, corsi d’acqua limpidi, animali che tornano nelle città vuote. Segnali di rinascita che rincuorano e fanno sorridere, ma lungi dal pensare che la Natura possa salvarsi da sé. Siamo noi a doverla proteggere costantemente, con le nostre azioni quotidiane.

Alla vigilia della Fase 2, un’altra grave minaccia incombe sul nostro pianeta, l’inquinamento da mascherine e guanti, che, per la maggior parte, sono monouso e prodotti con materiali altamente inquinanti. Plastic Free, WWF, Legambiente e tante altre associazioni ambientaliste denunciano il rischio di un nuovo disastro ambientale. La plastica è, da sempre, uno dei nemici più pericolosi per il nostro pianeta e i dispositivi di protezione individuale devono essere smaltiti correttamente per evitare che invadano le nostre strade, le nostre spiagge, i nostri mari. Per fortuna, c’è chi ha già pensato a soluzioni ecosostenibili.  È il caso, ad esempio, di due fratelli napoletani che hanno inventato M-ask, una mascherina realizzata con materiale 100% riciclabile.

In questa direzione spinge l’appello al governo di Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde, che insieme a Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo, ha lanciato su Change.org la petizione Non sommergiamo l’Italia di mascherine e guanti monouso:

<<La “ripartenza” non diventi il festival del monouso e un arretramento delle normative e delle azioni di sostenibilità. […] Occorre che il Governo e tutte le Istituzioni orientino le scelte e gli investimenti, sia nella ricerca di materiali biodegradabili, riutilizzabili e riciclabili che nella produzione e nell’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale, seguendo i principi di riduzione, riuso e riciclo in un’ottica di economia circolare. […] È essenziale che questa ripartenza delle attività economiche e sociali confermi e favorisca gli impegni normativi e organizzativi #PlasticFree e per la riduzione del “monouso” avviati dal Governo e da numerose realtà pubbliche e private per evitare il drammatico inquinamento da plastiche dei nostri mari e dei nostri territori. Pertanto, si chiede al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Ambiente e al Ministro della Salute un’autorevole intervento in questa direzione e l’adozione di provvedimenti e linee guida che favoriscano l’uso di prodotti compatibili con una vera economia circolare.>>

E noi, fieri dei risultati ottenuti con la campagna #ZeroCannucce #PlasticFree e del nostro progetto di Turismo Sostenibile, non possiamo che aderire alla petizione e unirci all’appello.

Un giorno torneremo a danzare liberi sulla nostra spiaggia, ci ritroveremo in un grande abbraccio e i nostri cuori batteranno all’unisono, ancora più forte… nel frattempo, prendiamoci cura - insieme - della nostra casa, la Terra.

 

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