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What’s Happiness? | Dario Sansone e “L’Arte della Felicità”

  • Giovanna Landi
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Nell’ambito della nostra rassegna settembrina dedicata al tema della Felicità, il nostro cinema sotto le stelle ha ospitato un piccolo capolavoro d’animazione, L’Arte della Felicità. A introdurlo la voce graffiante e la chitarra di Dario Sansone, storyboarder e aiuto regia, frontman dei Foja e nostro affezionato ospite, che ci ha regalato la magia di dolci note in riva al mare.


L’Arte della Felicità nasce dall’estro creativo e dallo straordinario lavoro di un collettivo napoletano, che riunisce brillanti creativi (disegnatori, musicisti, autori) decisamente fuori dagli schemi e ha dato vita alla casa di produzione MAD Entertainment. “MAD” (acronimo di Musica, Animazione, Documentari), factory made in Naples nata con lo scopo di produrre cinema d’animazione indipendente, che nel giro di pochi anni ha già raggiunto risultati eccellenti ed è riuscita a concentrare l’interesse della critica internazionale sul cinema d’animazione italiano per adulti, settore sottovalutato dalla maggior parte del pubblico italiano. Dopo “L’Arte della Felicità” del 2013, nel 2017 è uscito “Gatta Cenerentola”, altro meraviglioso film animato che abbiamo visto insieme nel nostro piccolo cinema sul mare.


“L’Arte della Felicità” è l’opera prima di Alessandro Rak, fumettista, animatore e regista. Il titolo della pellicola, scelto dal co-sceneggiatore e produttore Luciano Stella, rimanda a quello di un famoso libro del 2009, scritto dal Dalai Lama.
Attraverso disegni di raffinata bellezza e immagini suggestive, il regista racconta una storia di separazione tra due fratelli, entrambi musicisti. Da quando Alfredo, fratello maggiore, se n’è andato, Sergio ha rinunciato ai suoi sogni, ha smesso di suonare e ha rilevato la licenza di tassista dallo zio Luciano (ironico e commovente tributo a Luciano De Crescenzo).
Il taxi è un microcosmo caotico pieno di foto, ricordi d’infanzia e cicche di sigarette ma sul cruscotto c’è una lettera, che Sergio non ha il coraggio di leggere. Quell’auto bianca diventa per il protagonista prigione e rifugio, mentre vaga senza pace in una Napoli piovosa e decadente e lo spazio angusto dell’abitacolo si riempie di visi, storie, confidenze, vite altrui. In sottofondo, la bellissima voce di uno speaker radiofonico che conduce l’omonima trasmissione “L'Arte della Felicità” e che, ad un certo punto, salirà sul taxi di Sergio.
La Musica pervade tutto il film, unisce i due fratelli in una sola grande Anima superando il Tempo e lo Spazio. Persino Antonia, la ragazza di cui Sergio si innamora, proviene dal mondo della musica, fa la cantante d’opera. Cruciali per la riuscita del film il contributo musicale di Antonio Fresa e Luigi Scialdone e la meravigliosa colonna sonora composta da artisti partenopei, tra i quali Foja, Luca di Maio, Ilaria Graziano e Francesco Forni, Guappecartò, Gnut, Tarall&Wine e 24 Grana.


Grazie alle esperienze dei suoi passeggeri, figure simboliche che lo guidano attraverso le tenebre verso la luce, Sergio riuscirà a compiere il suo viaggio dentro di sé e a ritrovare il senso della Vita.


Il film non vuole soltanto raccontare una vicenda privata, tenta di indagare l’animo umano e di definire il concetto di Felicità. E il messaggio finale è semplice e incisivo, perché l’Arte della Felicità sta nella capacità di attraversare il dolore, momento essenziale nella vita di ogni uomo, vivere il presente e avere la forza di lasciare andare il passato e di rinascere dalle proprie ceneri. La Felicità, non è soltanto una predisposizione dell’animo, è una scelta non sempre facile che ognuno deve compiere dentro di sé. Un messaggio di speranza per tutti coloro che trovano ancora il coraggio di inseguire i propri sogni e, con tanti sacrifici, ambiscono a creare qualcosa di straordinario.

Un invito a non arrendersi mai, riassunto in una sintesi perfetta dalle parole di Dario Sansone, al quale abbiamo chiesto cos’è per lui la Felicità e qual è il giusto approccio per raggiungerla:

“Non è quello che si dice comunemente “accontentarsi delle piccole cose” ma provare a fare grandi cose. Bisogna superarsi, soprattutto nei momenti difficili. Dire “ci provo” vuol dire già che ti stai accontentando, così diventa più difficile raggiungere l’obiettivo... bisogna partire con “io ci devo riuscire!”.

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